Cosa è davvero "l'italianità" di un prodotto
- mbosshard8
- 8 apr 2021
- Tempo di lettura: 1 min

Il "made in Italy" è certamente un mito a livello mondiale. Ma come tutti i miti è circondata da un alone di mistero e da mucchio di mezze verità. Per quel che interessa a noi "made in Italy" è una indicazione di origine. Dunque qualcosa che una impresa può usare solo in certe situazioni. E anche qui le domande che le imprese si fanno sono tante.
L'"italianità di un prodotto" è concetto già difficile da cogliere in sé, ma ancora più difficile è capire a quale tipo di italianità allude l'uso nel commercio del segno "made in Italy" o di altri segni simili e - di conseguenza - quando si può usarlo liberamente e quando, invece, si rischia di mentire nell'usarlo, esponendosi di conseguenze a cause civili oppure addirittura a procedure amministrative e/o denunce penali?
Un prodotto di design concepito in Italia ma fabbricato in Svezia può essere considerato made in Italy? Un prodotto progettato in Svezia ma assemblato in Italia con materie prime svedesi può essere Made in Italy? E se le materie prime fossero italiane? Un prodotto disegnato in Svezia, ma fabbricato in Italia da una impresa cinese con materie prime cinesi è made in Italy? E un prodotto disegnato e progettato in Italia ma fabbricato in Cina, da operai specializzati italiani e con materie prime provenienti dall'Italia è made in Italy?
Rispondere correttamente a queste domande, prima di affermare sul mercato l'italianità dei propri prodotti, è essenziale se vorrete evitare grattacapi di ogni genere.



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